domenica 2 novembre 2014

Grappa alla Rosa Selvatica

Grappa alla Rosa Selvatica


1 manciata di cinorridi di rosa canina, 1 litro di grappa secca.

I cinorridi sono i frutti della rosa canina, simili a bacche, che alla maturazione ( all'inizio dell'inverno ) assumono un vivace colore rosso.

Pulite con abbondante acqua fredda i frutti della rosa canina dalla pellicola che li ricopre e ponete la polpa a macerare nella grapppa, dentro un contenitore a chiusura ermetica.
Lasciate riposare per tre settimane in un luogo caldo, agitando di tanto in tanto il recipiente, quindi filtrate e imbottigliate.
Dovrete attendere tre mesi circa prima di gustare la gramma che, tra l'altro, ha un leggero effetto lassativo.

Sapevi che ...

Non è la regina dei fiori il simbolo dell’amore, bensì l’umile rosa di macchia che cresce spontanea per le siepi e conserva la sua primitiva virtù, anche se non può competere in bellezza con l’altra.   
La storia della delicata rosa selvatica è così ricca, i suoi cantori e i suoi cultori così numerosi, che sarebbe necessario dedicarle per intero un libro. 
Il libro sacro degli antichi persiani, l’Avestā , le consacra numerose pagine. Era venerata in Siria, nelle Indie e in Egitto, ed Omero ci conferma che l’uso della rosa macerata nell’olio era abituale presso i Troiani.   
Plinio ci parla di un unguento di rosa, di vino profumato alla rosa e di rose usate come cibo e come medicamento.   La rosa canina o rosa selvatica, della famiglia delle Rosaceae è pianta perenne, cespugliosa, alta fino a 2-3 metri, con diversi fusti partenti tutti dalla radice, lisci e muniti di forti aculei ripiegati verso il basso. La troviamo in fitte macchie verdi nella tenera ombra del sottobosco o confusa in mezzo alle siepi. 
Fiorisce in maggio e giugno in roselline semplici, di color bianco rosa, leggermente profumate. L’attributo canina deriva dal fatto che con le sue radici si curavano i cani affetti da rabbia.  Possono essere utilizzate tutte le parti della pianta:     
  •  fiori e foglie vengono utilizzati per la preparazione di infusi e tisane;      
  • i petali hanno proprietà astringenti, toniche e possono essere utilizzati per combattere le diarree;   
Ma la parte di maggior interesse, in fitoterapia, è data dai cinorrodi o falsi frutti (sono delle bacche): hanno un ricettacolo rosso a mo’ di urna, che diventa carnoso con la maturazione, e contiene i carpelli o semi, protetti da un miscuglio di peli rigidi. 
La raccolta è invernale. Si seccano, possibilmente in un forno aerato, si aprono in due parti per togliere completamente tutti i semi e i peluzzi che li avvolgono e si tagliano a pezzetti per essere poi conservati. Si utilizzeranno, fino alla raccolta dell’anno successivo, per le tisane e decotti.   
I cinorrodi acquistarono importanza medicinale quando se ne scoprì il ricco contenuto di vitamine. Infatti sono una delle “sorgenti naturali” più concentrate di vitamina C (100 grammidi essi contengono la stessa quantità di vitamina C che ci dà un chilo di limoni), cui si affiancano vitamina B, E, K, PP, betacarotene o provitamina A, Contengono anche: acido malico, tannini, pectine, glucosio, resina, vaniglina e olio essenziale.   
Molto utile anche l’uso del macerato glicerico ottenuto dai giovani getti freschi.  

Attività farmacologica

Ottima stimolante del sistema immunitario, antinfiammatoria, antiallergica, vitaminizzante, diuretica, astringente.    

Indicazioni terapeutiche

Raffreddori, rinofaringiti, tracheobronchiti, tonsilliti, otiti recidivanti nei bambini che tendono ad avere ricadute dopo antibioticoterapia. Previene le allergie respiratorie.   Stimola la eliminazione delle tossine tramite l’urina senza irritare i reni. Aiuta ad eliminare gli accumuli di acido urico. Grazie alla presenza di tannini risulta efficace nella cura delle diarree.  

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